Ambiti di applicazione
Ambienti d'apprendimento
Mondi artificiali per apprendere, robotica, simulazione, micromondi.
Web Based Learning
Sistemi di gestione dell'apprendimento a distanza.
Ricerca d'informazione Documentazione, motori di ricerca, web semantico.
Comunicazione in rete
E.mail, chat, voip, videoconferenza, newsgroup.
Ipermedia
Ipertesti, multimedia, mappe, pensiero associativo.
Intelligenza Artificiale
Paradigmi dell'I.A., connessionismo, programmazione logica.
Supporto all'istruzione
Uso di slideshow, istruzione programmata, questionari automatizzati.
Metadidattica
Metafore tecnologiche e modelli organizzativi.
Tecnologia e disabilita'
Ergonomia speciale e accessibilita' dei mezzi tecnologici.
 HOME | Cerca nel sito  | Chi siamo  | Archivio | E-mail |
FAVORIRE LA RICADUTA DELLA FORMAZIONE TIC

Versione piu' completa di un articolo comparso col titolo "Formazione TIC - Favorire la ricaduta" nel libro "Fortic in Veneto" pubblicato dall'Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto - Direzione Generale
di Filippo Viola

Da qualche anno, le maggiori istituzioni nazionali e sovranazionali riconoscono un'importanza strategica all'introduzione dell'informatica nella scuola, a tutti i livelli. La motivazione piu' frequente e' quella di sviluppare negli studenti le competenze necessarie a far emergere quella virtu' che Roberto Maragliano chiamerebbe  di "mondanizzazione" della conoscenza, o piu' precisamente forse del modo di accedervi. Virtu', dicono autorevoli decisori, assolutamente necessaria ad evitare di compromettere la competitivita' delle nuove generazioni in un mercato del lavoro sempre piu' globalizzato e di conseguenza le prospettive di sviluppo futuro dei paesi.
D'altra parte e' ben evidente che nel mondo in cui viviamo l'accesso passivo e attivo alle fonti di informazione che contano e' sempre mediato da strumenti complessi che richiedono competenze  sempre piu' sofisticate e nuove abilita' di manutenzione dei sistemi di accesso alle fonti e delle competenze stesse.

Ma non e' solo di questo che si tratta, e' ben evidente che le tecnologie emergenti della comunicazione e dell'informazione giustappongono non soltanto nuovi strumenti ma nuovi "mondi" alla realta' consueta, generando profonde modificazioni nei modi in cui si svolgono le attivita' umane e nei modi in cui ci si rappresenta le cose e si conosce. Nei nuovi mondi nascono opportunita' nuove di organizzare, gestire, riflettere sui processi di insegnamento/apprendimento per migliorarli.  Ma non solo, i nuovi mondi producono nuove "etiche" (Himanen).
Chi delinea le politiche scolastiche, riferendosi a questi scenari, parla genericamente (come e' giusto che sia, d'altra parte) di "informatica nella scuola", non sta a specificare il come questo avviene; lo stesso fanno in genere gli organi di informazione.

E' compito dei tecnici (esperti di didattica e informatica) chiarire e analizzare bene il significato di quanto in riferimento all'informatica nei processi educativi e' gia' accaduto e di quanto dovra' accadere in prospettiva, valutando e dando senso alle politiche adottate, per orientare quelle nuove.

Una varieta' di aspetti
Veniamo allora alla questione. L'informatica nella scuola. Per affrontarla bene occorre innanzitutto avere chiaro cosa si intende e poi capire dove collocarla.
Occorre percio' distinguere i diversi modi in cui l'informatica e' entrata ed entra in gioco nei contesti educativi e chiarire bene a quale di questi, di volta in volta, ci si riferisce. 
Si puo' pensare alle seguenti modalita': 
1. sviluppo, nei docenti e negli studenti, delle competenze caratteristiche di un medio utente di computer (Turkle); piu' che di informatica in questo caso si dovrebbe parlare di "uso delle Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione" -TIC-
2. uso dell'informatica come disciplina formativa in campo tecnico/scientifico (come la matematica, la fisica, la chimica, etc); al livello della scuola media inferiore questo settore e' coperto dall'insegnamento a un primo livello dell'architettura di un sistema di calcolo e delle reti, nonche' della teoria e pratica della programmazione, attuata usando dei linguaggi di programmazione pensati apposta per la didattica (in particolare LOGO); nella scuola superiore assume diverse connotazioni a seconda, ad esempio, che si parli di istituti tecnici informatici o di licei in cui si attuano sperimentazioni specifiche;
3. sviluppo di competenze informatiche caratteristiche di un settore professionale: qui ci si riferisce in particolare alle scuole superiori. Uno studente geometra potra' dirsi completo se e solo se sapra' ben usare i programmi di CAD (progettazione assistita dal computer); uno studente del liceo artistico e' bene che faccia pratica nelle differenti articolazioni della grafica digitale; cosi' come uno studente dell'istituto tecnico informatico e' bene che impari l'arte della programmazione che qui diventa strumento professionale, oltre che formativo;
4. predisposizione di un contesto attrezzato ed esperto: analogamente a quanto gia' accaduto nella fase pionieristica (1)
di introduzione del computer nelle pratiche didattiche e' forse bene che anche oggi la scuola si presenti agli occhi degli studenti come luogo guida, punto di riferimento ricco, oltre che di strutture evolute, di professionalita', competenza, cultura tecnologico-informatica; 
5. e infine (proprio perche' e' la piu' importante) come tecnologia educativa (T.E) (2)
che non solo concorre ad arricchire ulteriormente il contesto di apprendimento ma e' per i docenti momento di riflessione epistemologica e metodologica; essa naturalmente non costituisce una disciplina di studio, ma un punto di vista assunto dagli insegnanti per organizzare coerentemente i metodi e i mezzi per apprendere.

Competenze semantiche
Un primo aspetto e' dunque rappresentato dalle competenze da utente delle TIC. Esse riguardano in modo diverso i docenti e gli studenti. 
E' opportuno che gli insegnanti progressivamente diventino utenti di computer per migliorare la loro produttivita' personale e "mondanizzarsi", ma e' anche auspicabile che incomincino a cogliere tutte implicazioni, non solo strettamente didattiche, anche di tipo epistemologico, indotte dalla diffusione delle TIC.
Per quanto riguarda gli studenti ovviamente vanno fatte delle differenze in funzione dell'eta'. Per lo sviluppo delle competenze di base, si tratta quasi sempre, vista la diffusione dei computer nelle case e nei contesti frequentati dai ragazzi, di far emergere e trasformare in competenze le abilita' che nascono in modo spontaneo; e' bene che a questo processo di emersione concorrano insegnanti di diverse discipline e tutto l'ambiente, ma e' opportuno che in prospettiva, un qualche settore disciplinare ne abbia la responsabilita', almeno nella scuola secondaria di primo e secondo grado.
Per poterle affrontare in modo sufficientemente approfondito, occorrerebbe che le TIC fossero affidate a docenti di ambito tecnologico (docenti tecnologi di nuova generazione); soprattutto se si pensa che la scuola dovra' essere capace di creare degli utenti di computer consapevoli e indipendenti dal prodotto. 
Dopo questa prima fase di "stato nascente" in cui si e' finito per far coincidere lo spazio delle TIC con lo spazio di un prodotto commerciale, bisogna cominciare a pensare a una scuola che formi utenti di sistemi operativi, sistemi di scrittura, fogli elettronici, database, strumenti di presentazione in generale. Questo per mantenere la posizione di "terzieta'" della scuola ed evitare il costituirsi di monopoli "a base cognitiva"
(3)
Occorre inoltre che, i docenti prima e gli studenti poi, siano portatori di competenza "semantica", non di competenza "sintattica" (basata sulla memorizzazione di procedure). La competenza semantica implica ovviamente il sapere dare significati agli oggetti che si manipolano e alle funzioni dei sistemi che si usano, indipendentemente dalle caratteristiche di un ambiente, contesto o situazione particolare. In qualche modo e' anche a questo che pensa, la commissione della National Academy of Sciences statunitense, quando oppone il concetto di "fluenza" in tecnologia dell'informazione a quello di "alfabetizzazione". E non e' una questione di gradi, e' una questione di approcci differenti
(4).

Disciplina tecnico/scientifica
Il secondo aspetto, quello in cui l'informatica entra nella scuola come disciplina tecnico/scientifica, e' il piu' complicato da collocare. Anche qui la questione e' se l'informatica sia una disciplina tecnica oppure se sia una disciplina scientifica. Si tratta di questione cosi' aperta che esistono corsi di laurea all'interno della facolta' di ingegneria (ingegneria informatica) e della facolta' di scienze matematiche fisiche e naturali (informatica). Potremmo dire che si colloca in mezzo. La parte piu' scientifica, quella che evidenzia l'apparentamento con la matematica si sviluppa tipicamente, in piccole dosi alle superiori, ma soprattutto nelle universita' (teorie dei linguaggi formali, calcolabilita', etc.)
(5)
Nella scuola secondaria di primo grado e' evidente come l'informatica diventi soprattutto una ineguagliabile esperienza tecnologica
(6)
La cosa interessante di quest'ultima attivita' e' che consente di sviluppare quelle competenza diagnostica tipicamente usata nella ricerca dei guasti da chi opera in campo tecnologico. In qualche misura, la ricerca degli errori nei sistemi logici e' isomorfa alla ricerca del guasto nei sistemi fisici. 
A pensarci bene, per diventare un buon utente manutentore del proprio computer e' bene assumere sistematicamente una sorta di "postura diagnostica".

Strumento professionale
Sul terzo aspetto c'e' poco da dire. Probabilmente negli istituti tecnici e' molto curato e ha raggiunto livelli ormai elevati. L'uso di programmi professionali sofisticati fa probabilmente parte del bagaglio formativo dei docenti di materie professionalizzanti.

Un modo per arricchire di strutture ed expertise il contesto
Il quarto aspetto ha a che fare con la presenza e la visibilita' di impianti tecnologici di rete nell'edificio scolastico: segreterie, aule didattiche in rete, aule specializzate per programmi professionali, server per servizi internet e intranet. Punti di accesso nelle sale e nei corridoi. Se opportunamente progettato e ben protetto ha una sua funzione educativa. Si puo' puntare alla trasparenza dei collegamenti di rete e dei server per ottenere una sorta di effetto "La Villette"
(7). Soprattutto nella primaria e secondaria di primo grado, la scuola puo' apparire cosi' allo studente come un ambiente attrezzato per gestire il quale sono presenti docenti esperti interni all'istituzione. In questo modo la scuola e' doppiamente ricca: e' autorevole nei confronti degli studenti; ha una propria autonomia di valutazione nei confronti delle proposte di prodotti informatici. Grazie alle competenze dei docenti e tecnici interni puo' dimostrarsi autonoma nel proteggere i propri dati da incursioni esterne.

Tecnologia Educativa
E' infine l'ultimo aspetto: la tecnologia educativa. E' importantissima, ma deve essere chiaro che non e' una disciplina d'insegnamento e non va confusa con la tecnologia dell'informazione tout court. Non significa banalmente lo "spalmare" l'informatica in tutte le discipline, ma rappresenta un ambito di studio e ricerca delle scienze dell'educazione.
E' stata attuata e va ulteriormente potenziata nella prospettiva della ricerca e sviluppo. Negli anni trascorsi ha prodotto le piu' interessanti esperienze di ricerca autonoma della scuola, precorrendo talvolta le indicazioni dell'art. 6 del regolamento sull'autonomia delle istituzioni scolastiche. La T.E. ha spaziato in diversi settori: uso del computer come macchina per istruire (CAI), ricaduta metacognitiva delle esperienze di intelligenza artificiale e uso dei sistemi esperti, insegnamento dei linguaggi di programmazione per potenziare l'organizzazione del pensiero, ipertesti, multimedia, ipermedia, reti e oggi soprattutto e-learning.
Uno dei paradigmi piu' potenti prodotti dalla tecnologia educativa e' quello dei micromondi, o meglio, dei "mondi artificiali per apprendere". A nostro giudizio si tratta di un modo di guardare alla tecnologia nella scuola che ha favorito il diffondersi di un modello emergente di progettazione dell'azione didattica che si potrebbe definire "progettualita' orientata al mondo". L'e-learning, e' solo il piu' recente sviluppo di un approccio che affonda radici profonde nella "cultura della simulazione" (Turkle).
La tecnologia educativa e' il luogo in cui si sviluppa una nuova consapevolezza metodologica in una scuola che finalmente non puo' fare a meno della mediazione di sofisticati strumenti e di infrastrutture tecnologiche.

Circolare 55, formazione e azioni future per valorizzarne le ricadute
Il Piano Nazionale di Formazione sulle Competenze Informatiche e Tecnologiche del Personale della scuola, avviato con la circolare 55, ha il merito di avere individuato tre delle modalita', considerandole come strategiche:
- allargare il numero dei docenti con competenze da utenti di informatica (corsi tipologia A)
- formare un esperto di tecnologia educativa per ogni istituzione scolastica (corsi tipologia B)
- costituire un nucleo di docenti/tecnici esperti sugli aspetti strettamente tecnici e tecnologici delle reti informatiche (corsi tipologia C1 e C2), capaci di mantenere dall'interno i sistemi informatici della scuola.
E' evidente che chi ha sviluppato il progetto della 55 era perfettamente a conoscenza degli altri aspetti (informatica come disciplina tecnico/scientifica, informatica come uso di programmi professionalizzanti) solo che presumeva una raggiunta autonomia professionale di quei docenti che gia' da tempo li curano. Non bisogna dimenticare infatti che il PNI (Piano Nazionale Informatica)
(8) costitui' il primo importante momento di formazione dei docenti sull'informatica e che fu soprattutto orientato a all'aspetto scientifico, e che spesso gli insegnanti di discipline professionalizzanti sperimentano sul campo programmi informatici specifici.
Il progetto della 55 era concepito in modo tale che vi fossero aree di interazione tra i docenti del gruppo A e B, proprio per questo uno dei moduli del corso A era volto a stimolare l'interscambio relativamente all'impiego didattico delle TIC. L'idea di fondo era che il docente che aveva seguito il percorso B (orientato alla tecnologia educativa) potesse operare nella "zona di sviluppo prossimale"
(9), a supporto del docente che aveva seguito il percorso A, per quanto attiene all'uso delle tecnologie informatiche in contesti didattici.

Nel pensare alle azioni di accompagnamento per facilitare la ricaduta dell'azione formativa TIC e' opportuno percio' confermare la filosofia che aveva ispirato il modello originario, prevedendo situazioni di ricerca e sviluppo in cui sia possibile sperimentare il ruolo congiunto dei corsisti A e B nell'attuazione di pratiche condivise di tecnologia educativa.
Pur essendo lo spirito della C.M. 55 teso a promuovere una larga diffusione delle competenze da utente di informatica (percorso A) occorre aver chiaro che tutto il progetto mirava molto alla costruzione di un ambiente orientato alla tecnologia educativa. Questo non esclude che uno degli effetti di ricaduta possa consistere nell'impiego di coloro che hanno seguito il percorso A nell'insegnamento delle TIC, in particolare nella scuola primaria e secondaria di primo grado, considerate le novita' introdotte dalla riforma. 
Oltre alle azioni rivolte a favorire le interazioni tra corsisti A e B, e' opportuno che si incominci a prefigurarne altre in cui sia valorizzato il ruolo educativo implicito assolto dagli esperti C, prevedendo ad esempio sperimentazioni in cui vi sia stretta interazione tra le diverse tipologie di corsisti A,B,C, in contesti scolastici in grado di internalizzare le tecnologie e le conoscenze di rete.

Iniziative di accompagnamento per portare a regime i risultati della formazione dovranno inoltre riservare particolare attenzione al ruolo dei tutor delle TIC. 
I tutor sono in parte "discendenti" (in senso culturale) di quel gruppo di pionieri che gia' nei primi anni '80 iniziavano, nelle varie modalita' che abbiamo visto, la trasformazione della scuola e delle sue pratiche in senso tecnologico. L'arricchimento professionale che deriva dall'esser stati formatori costituisce una ricaduta straordinaria di tutto il piano. In pratica nasce una nuova generazione di esperti che va a sommarsi al piccolo ma importantissimo gruppo dei docenti hacker di primissima generazione. 
Un'azione di accompagnamento di buon senso dovra' essere capace di valorizzare tutto l'insieme delle risorse umane che nel corso del tempo si sono accumulate. Va assolutamente evitato che ogni nuovo atto formativo cancelli il cumulo di esperienze e il sedimento di competenze che si e' generato nella fase precedente, si rischierebbe di barattare, con l'entusiasmo dei neofiti (pur utile e importante), una delle maggiori ricchezze di cui la scuola dispone e ha bisogno: la "saggezza tecnologica". E non v'e' patente che possa certificarla.

BIBLIOGRAFIA
- Calvani Antonio, Dal libro stampato al libro multimediale, la Nuova Italia, 1990 
- Gardner Howard, Educare al comprendere Stereotipi, infantili e apprendimento scolastico, Feltrinelli, Milano, 1994 
- Gasperetti Marco, Computer e scuola. Guida all'insegnamento con le nuove tecnologie, Milano, Apogeo 1998. 
- Himanen Pekka, L'etica hacker e lo spirito dell'eta' dell'informazione, Feltrinelli Editore, Milano, 2001 
- Levy P., Il virtuale, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1997 
- Maragliano Roberto, Dalla forma libro alla forma video, in E. Detti, R. Maragliano,(a cura di), La TV di testo, pedagogie del piccolo schermo, Editori Riuniti, Roma, 1992, pag.72. 
- Turkle Sherry., La vita sullo schermo, Apogeo, Milano, 1997 
- Vigotskij Lev S., Pensiero e linguaggio, Bari, Laterza, 1990 
- National Academy Press, Being Fluent with Information Technology, Washington D.C., 1999 


SITOGRAFIA
http://www.edscuola.it/archivio/norme/circolari/cm055_02.html
http://www.edscuola.it/archivio/norme/circolari/cm024_91.html


(1) in particolare nelle sedi in cui nascevano spontaneamente le nuove expertise (i luoghi dei professori hacker [Gasperetti]) o si attuavano sperimentazioni istituzionali.

(2) Definire la tecnologia educativa non e' facile benche' numerosi siano i tentativi presenti nella letteratura. Noi qui partiremo da una definizione insieme operativa e intuitiva: si opera e si ricerca nell'ambito della tecnologia educativa tutte le volte in cui, in riferimento a ipotesi sui processi che influenzano gli apprendimenti, si cerca di migliorare le condizioni per favorirli avvalendosi di particolari metodologie, sovente basate sull'impiego di mezzi tecnologici adeguatamente utilizzati.

(3) Qui si fa riferimento al fatto che l'abitudine spinge a usare sempre lo stesso prodotto il quale finisce inevitabilmente per occupare un vantaggio monopolistico sul mercato, alla cui origine c'e' la conoscenza del programma.

(4) "While no term is perfect, the notion of fluency captures best for the committee connotations of the ability to reformulate knowledge, to express oneself creatively and appropriately, and to produce and generate information (rather than simply to comprehend it). For this reason, the committee chose "fluency with information technology," or FITness, as a label for the robust understanding of what is needed to use information technology effectively across a broad range of applications" [National Academy Press].

(5) Anche ai livelli scolari inferiori l'informatica puņ assumere carattere di esperienza scientifica ma storicamente ha finito per collocarsi piu' che altro nella tecnologia educativa ("Cabri' Geometre"  e soprattutto la "Tartaruga" di LOGO, sono straordinari esempi di micromondi per imparare la geometria).

(6) Il processo di sviluppo di un programma, anche piccolo, permette di svolgere una esperienza tecnologica quasi completa: si fa un progetto, meglio se di gruppo, per farlo si usa un linguaggio di progetto (diagrammi di flusso, diagrammi di struttura, grafi, ecc.); si puo' fare un prototipo; si puo' valutare l'impatto estetico dell'interfaccia e la sua usabilita'; si possono prevedere strategie per facilitare la manutenzione futura del programma; si e' costretti a capire che c'e' una fase di collaudo e soprattutto che bisogna mettere a punto metodi per la ricerca degli errori.

(7) Qui si fa riferimento alla trasparenza di alcuni oggetti del museo de La villette di Parigi che consente di vedere come son fatti dentro. Naturalmente aleggia l'idea di scuole che funzionino come musei per bambini [Gardner]

(8) Circolare Ministeriale 6 febbraio 1991, n. 24

(9) Ci si riferisce naturalmente alla ormai universalmente nota nozione di Vigotskij, applicandola al caso di adulti [Vigotskij]

 

 HOME | Cerca nel sito  | E-mail | TORNA SU |