di Filippo Viola
Definire la tecnologia educativa non
e' facile benche' numerosi siano
i tentativi presenti nella letteratura. Noi qui partiremo da una definizione insieme operativa e intuitiva: si opera e si ricerca nell'ambito della tecnologia educativa tutte le volte in cui, in riferimento a ipotesi sui processi (naturali e non) che influenzano gli apprendimenti, si cerca di migliorare le condizioni per favorirli avvalendosi di particolari metodologie, sovente basate sull'impiego di mezzi tecnologici adeguatamente utilizzati.
E' una definizione che non fa giustizia di tutte le sfaccettature che le pratiche tecnologico/educative assumono nelle situazioni concrete e pertanto ci assegniamo fin d'ora come compito del sito la costruzione condivisa (ma non necessariamente uniforme) di una definizione il
piu'
possibile ricca e articolata, per questo chiediamo un vivace contributo ai nostri lettori/collaboratori.
Numerosi sono i modi, le circostanze in cui, nel corso del tempo o in riferimento a diverse teorie, si
e'
sviluppata la tecnologia educativa. Diversi a nostro giudizio sono i programmi di ricerca e i filoni avviati; qui di seguito ne elenchiamo alcuni, lasciando sempre aperta la
possibilita'
di nuovi contributi e arricchimenti:
- TE come supporto all'istruzione tradizionale (uso di lavagna luminosa, slide-show, audiovisivi, a supporto della lezione cattedratica)
- TE come costruzione di ambienti d'apprendimento (gioco, micromondo, simulazione al computer, simulazione come costruzione di un contesto sociale, ecc.)
- TE come mutamento epistemologico indotto dall'impiego di nuovi artefatti
- TE come analisi delle trasformazioni indotte dai cosiddetti "nuovi media" nei processi di lettura/scrittura
- TE come strumento per "adeguare" processi di lettura/scrittura alle caratteristiche cognitive umane (ipertesti, ipermedia, ecc.).
Ovviamente ognuno di questi filoni d'indagine teorica e operativa poggia su teorie sviluppate nel campo sovraordinato delle scienze dell'educazione e in particolare sulle teorie dell'apprendimento.
Ma riferirsi alla tecnologia educativa e ai suoi modelli apre altre prospettive. Serve ad esempio a chiarire che compito della ricerca volta a introdurre tecnologie della comunicazione e dell'informazione nella scuola non
e' banalmente "adeguare la scuola al mondo che cambia" -in un campo
cosi'
in evoluzione come quello delle tecnologie della elaborazione e comunicazione dell'informazione (TIC) sarebbe un inseguire chimere- ma al contrario quello di "piegare" le tecnologie al suo fine principale: la
qualita'
(e se si vuole la quantita') degli apprendimenti dei discenti.
E anche quello di valutare i sedimenti consistenti, gli invarianti teorico/metodologici di un turbinoso succedersi di mode spesso effimere.
Dunque, non una scuola che insegue il mondo per adeguarsi, ma una scuola che con consapevolezza e
capacita'
di analisi impiega con competenza teorica e metodologica gli artefatti e i concetti che emergono dal mondo tecnologico, adattandoli alle proprie
necessita'.
A questa prospettiva siamo molto legati, perche'
ha anche il pregio di fare giustizia di un luogo comune largamente diffuso, secondo cui la scuola giungerebbe in ritardo all'innovazione.
E'
nostra opinione - e se chi collabora con noi ci aiuta possiamo trovare i
dati - che frequentemente insegnanti e istituzioni scolastiche hanno saputo anticipare gli impieghi emergenti delle tecnologie ben prima di altri settori di
attivita'.
Certo e'
importante dire che quando cio'
e'
avvenuto si sono anche verificate ben precise condizioni: oggetto del lavoro di questo sito
sara' anche quello di identificare queste condizioni. Una, lo anticipiamo,
e' l'identificazione e la valorizzazione delle persone esperte.
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